
di Mike Redwood
E’ martedì e sono seduto in un bar della City di Londra, in attesa di pranzare in una Hall di proprietà della storica Company of Girdlers [Compagnia dei Cinturai]. I Girdlers [Cinturai] sono una cosiddetta “Corporazione di Artigiani della Pelle” al pari dei Leathersellers [Mercanti di Cuoiami], dei Saddlers [Sellai], dei Glovers [Guantai], dei Cordwainers [Calzolai] e di altri ancora. Il mercato del loro tipo di cinture in pelle si è estinto alla fine del XVI° secolo, ma essendo piuttosto facoltosi e volendo continuare a sostenere la City di Londra e la Corona Britannica, assieme a scuole e organizzazioni benefiche, esistono curiosamente ancora oggi. Il terreno su cui si erge la loro attuale Hall – la quarta, avendone persa una nel Grande Incendio di Londra e la successiva in un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale – è di loro proprietà fin dal 1431. L’industria conciaria ha una storia lunga e illustre.
Per pura coincidenza, un’elegante giovane donna che siede nel bar accanto a me si sta preparando per una riunione d’affari decisamente più seria. Indossa una gonna beige in pelle, molto alla moda. Sarà forse il clima primaverile, e di sicuro dipenderà in parte dalla natura della City di Londra, ma qui la brutta parola “athleisure” non appare da nessuna parte.
Questa non è la rubrica delle previsioni, ed è vero che gli avvistamenti di persone in shorts e infradito sedute nelle prime classi degli aerei sono ben lungi dal cessare, ma l’abbigliamento sportivo per ogni occasione è decisamente in calo. Alcuni hanno seguito la fascia alta della tendenza, oppure sono scivolati verso puri e semplici articoli sportivi. In entrambi i casi si è creato spazio per un abbigliamento elegante informale, e formale di tipo nuovo, che lascia molta più manovra nello sfruttamento della pelle.
Anche quando una tendenza si esaurisce, la maggior parte del mondo ordinario continuerà a indossare vecchie scarpe da ginnastica e giubbotti di pile, ma si spera che acquisirà presto la consapevolezza del pericolo delle microplastiche nel mare, e persino, secondo un recente studio pubblicato su Nature Geoscience, in zone remote della terraferma. Questo studio mostra che, nell’arco di cinque mesi di misurazioni in un bacino incontaminato nei Pirenei francesi, sono stati depositati quotidianamente 249 frammenti, 73 pellicole e 44 fibre per metro quadrato. E’ stato stimato che alcune di queste piccole particelle abbiano viaggiato fino a 95 km, suggerendo che le microplastiche possano raggiungere e compromettere la vita di aree scarsamente abitate grazie al trasporto atmosferico.
E’ arrivato veramente il momento di sfilare ai consumatori i giubbotti di pile e il cosiddetto abbigliamento sportivo, e di far loro indossare sane calzature in pelle che facciano respirare i piedi e li modellino, calde giacche di montone in inverno, e bei giubbotti di nappa per la primavera e l’estate. Come disse qualche tempo fa João Carvalho ad Alcanena – la capitale portoghese del pellame: “La plastica non crea nessuna tendenza, e la pelle deve sfruttare questa opportunità”.
I segmenti di mercato stanno cambiando in fretta proprio adesso, con una nuova generazione che sta iniziando piuttosto rapidamente a ricoprire posizioni di responsabilità. L’età media dei figli del baby boom in molte zone del mondo indica che, rispetto ai valori a cui siamo abituati, i pensionamenti si attestano a circa il venti per cento in più. La Generazione X non è abbastanza numerosa, né sembrerebbe sufficientemente interessata, a ricoprire tutte le posizioni manageriali vacanti, pertanto in molti casi, per trovare manager di talento, si passa direttamente al popolo più giovane dei Millennials. Sicuramente la natura del lavoro sta cambiando, e di conseguenza non è richiesto il ritorno a un abito totalmente formale, a eccezione di alcune zone della City di Londra come le Livery Halls, in cui si sfoggiano ancora curiosi copricapi e toghe in mezzo a completi scuri e cravatte. Non è che occorra convertirsi al cento per cento alla moda tweedy o “Balmoral streetwear” ma, per certe persone e in determinati momenti della settimana, recuperare l’eleganza sarebbe un gradito ritorno alle nostre vite e ai nostri guardaroba. Questo sarebbe particolarmente vero se acquistassimo pelle sostenibile, al posto della plastica che sta uccidendo il pianeta. E lo sarebbe ancor più se nel comprare la pelle riconoscessimo di acquistare articoli che dureranno, anziché divenire moda usa-e-getta. Articoli di cui ci prenderemo cura e che probabilmente ripareremo.
Con le sue belle calzature, l’elegante gonna in pelle e la borsetta coordinata, e la sua relazione ben ordinata, sono sicuro che la giovane donna che ho incontrato al bar avrà fatto fruttare la riunione.